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85 diocesi rappresentate al seminario "Diocesi in Rete"
 
Due giorni per riflettere sulla Rete e ricavare indicazioni operative sul sito internet diocesano e sui social network. Al seminario "Diocesi in Rete. Chiese locali, internet e social network", che si è tenuto a Roma il 23 e 24 novembre per iniziativa dell'Ufficio per le comunicazioni sociali e del Servizio informatico della Cei, hanno preso parte circa 200 persone, in rappresentanza di 85 diocesi. Dopo il saluto - martedì 23 - del segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, e le relazioni di mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, del direttore del "Sole 24 Ore" Gianni Riotta e del redattore de "La Civiltà Cattolica" p. Antonio Spadaro (cfr SIR 82/2010), il mercoledì è stato dedicato al sito internet diocesano: dall'idea alla progettazione, come disegnarlo, la gestione e l'aggiornamento, fino alla realizzazione di un network con "l'integrazione verso i media diocesani" e "il rapporto tra il sito internet istituzionale e i social network".

Tappa di un itinerario. Nella Rete "non basta avere una vetrina ben fatta", ma è necessaria da parte dei cattolici "una presenza significativa in questo nuovo contesto di 'social network'", ha evidenziato mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, intervenendo a conclusione del seminario. Mons. Giuliodori ha esordito mostrando la necessità d'inserire questo incontro in un "itinerario di appuntamenti formativi" della Chiesa italiana che, a partire da "Parabole mediatiche" nel 2002, ha costituito un "patrimonio che si è andato consolidando". Ma, ha aggiunto, quest'incontro va anche collocato "in un crinale tra il decennio del 'comunicare il Vangelo' e quello dell''educare alla vita buona del Vangelo'". Internet, e in particolare il panorama dei social network, ha precisato il vescovo, "non è solo qualcosa per addetti ai lavori, ma il contesto esistenziale nel quale oggi si giocano questioni di senso".

Istanze della fede e nuovi linguaggi. "La sfida delle nuove tecnologie - ha proseguito mons. Giuliodori - non è solo l'aggiornamento tecnologico, ma la capacità e possibilità di offrire contenuti". In questo i cattolici hanno un vantaggio - "abbiamo tanti fornitori di notizie perché tante sono le esperienze di vita vissuta" - purché si entri "nei linguaggi della Rete". "Noi - ha sottolineato - abbiamo il dovere di declinare le istanze della fede con i nuovi linguaggi, mettendo a disposizione competenze e risorse". Ricordando che "tutto questo si colloca all'interno di un orizzonte determinato e concreto della Chiesa italiana: il progetto culturale, che ci ha guidato in questi 15 anni nell'interfacciare l'esperienza di fede con le esigenze del nostro tempo".

Un "Vademecum" per le diocesi. "La totalità delle diocesi italiane ha un sito web o usa quotidianamente internet per le sue attività di comunicazione". È la premessa da cui parte il "Vademecum per la progettazione e la gestione dei siti web diocesani" consegnato ai partecipanti al termine dei lavori. "Questa presenza - si legge nella premessa - offre grandi possibilità d'informazione, comunicazione e testimonianza, ma richiede impegno, sensibilità e competenza". Il vademecum "nasce come strumento di supporto, agile e necessariamente incompleto, a chi opera nella comunicazione web delle diocesi" e si articola in dodici parti: dal "progetto", ossia "le dimensioni del sito diocesano", agli "obiettivi", dai "contenuti e servizi" all'"architettura dell'informazione". E poi si parla di "usabilità", "accessibilità", "persone e strumenti", "staff redazionale", "scrittura per il web", "tecnologia", fino alla "qualità dei siti" e a come "monitorare i risultati".