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La Chiesa presenza incisiva nella «rete»   versione testuale







di Stefania Careddu - Avvenire (25 novembre 2010)
Comunicare in un mondo in continua trasformazio­ne nell’orizzonte dell’e­ducazione e del confronto con le istanze culturali odierne. È questa la sfida che la Chiesa ita­liana ha focalizzato e intende af­frontare. «Siamo chiamati ad es­sere non solo vetrine virtuali, ma presenze incisive nel nuovo con­testo dei social network», ha af­fermato Claudio Giuliodori, ve­scovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia e presi­dente della Commissione epi­scopale per la cultura e le co­municazioni sociali, concluden­do i lavori del Seminario di stu­dio.
Alla Chiesa italiana servono dunque coraggio e determina­zione, nella consa­pevolezza della po­tenza del suo mes­saggio e della ne­cessità di stare al passo con le moda­lità tipiche del digi­tale. «I social network – ha spie­gato Giuliodori – costituiscono un nuovo paradigma della vita so­ciale, una nuova agorà, una mo­derna rappresentazione del cor­tile dei Gentili dove dobbiamo imparare a muoverci». «Se la re­te è così importante, è chiaro che la testimonianza della fede im­plica la capacità di fare cultura con e nella rete», ha ricordato il vescovo. Proprio nella prospet­tiva concreta del Progetto Cul­turale, ha sottolineato, occorre «posizionarsi come interfaccia, come provocazione cul­turale in un mondo che si trova davanti a domande inquie­tanti alle quali spes­so non sa dare ri­sposte ». Tenendo ben presente che «la nuova frontiera del digitale porta in primo pia­no la questione della multime­dialità ». Diventa così strategico «fare si­nergia ». In quest’ottica, il Semi­nario ha offerto una serie di sti­moli e di indicazioni - raccolti in un Vademecum che è stato con­segnato a tutti i partecipanti ­per migliorare l’efficacia dei siti internet diocesani. A partire dal­la progettazione per arrivare al­la gestione e all’aggiornamento, con un’attenzione all’accessibi­lità, alla qualità, all’usabilità e contemporaneamente alla reda­zione dei contenuti informativi. «È fondamentale imparare a vei­colare i nostri messaggi: abbia­mo tanta vita vissuta e tante informazioni, ma bisogna decli­nare le istanze della fede in lin­guaggi e forme nuove», ha riba­dito Giuliodori. Per far in modo, come ha riassunto don Ivan Maffeis, vicedirettore dell’Uncs, che «i nostri siti restino porte chiuse».